Legamento crociato nel cane.
Il legamento crociato craniale (LCC) contribuisce alla stabilizzazione del ginocchio evitando lo scivolamento craniale della tibia rispetto al femore.
La sua rottura può essere traumatica, dopo intensa attività fisica, o spontanea, conseguente a degenerazione del tessuto legamentoso, quest’ultima rappresenta l’evenienza più frequente. Sono maggiormente coinvolti cani iperattivi o soggetti in sovrappeso. Può colpire sia soggetti giovani che adulti, di qualsiasi razza e taglia, anche se è stata riscontrata una maggiore predisposizione in alcune razze.
Quali sono i sintomi?
Il sintomo principale di rottura del LCC è una zoppia con comparsa improvvisa a carico di uno degli arti posteriori, zoppia generalmente più evidente all’inizio dell’attività fisica (“zoppia a freddo”). La zoppia, in caso di rottura completa del elgamento, è di solito grave con importante scarico del peso o mancato appoggio. Con il passare delle settimane dalla rottura, nel caso in cui la patologia non venisse risolta tempestivamente, si potrebbe osservare una progressiva riduzione del grado di zoppia, ma il paziente sentirà sempre fastidio e tenderà a non caricare il peso sull’arto ammalato, sovraccaricando l’arto controlaterale ed aumentando quindi le probabilità di rottura del legamento crociato dell’altro arto.
Nei casi di rottura parziale, piuttosto frequenti, la sintomatologia è tendenzialmente più lieve e altalenante. Tutte le rotture parziali evolvono in totali e il loro trattamento è sovrapponibile a quello di una rottura completa.
Cosa devo fare se sospetto rottura di LCC?
In caso di sospetta lesione al legamento crociato è fondamentale recarsi dal veterinario per sottoporre il proprio cane a una visita ortopedica che verifichi il tipo di zoppia e pianifichi gli opportuni accertamenti diagnostici. Il veterinario eseguirà una visita specialistica con dei test specifici, se necessario anceh in sedazione.
La diagnosi
La diagnosi di rottura del LCC è prima di tutto clinica.
Lo studio radiografico del ginocchio, che deve essere eseguito in sedazione per ottenere un buon rilassamento muscolare ed è necessario per escludere altre patologie concomitanti e per pianificare l’intervento chirurgico. Le radiografie infatti non permettono una visualizzazione diretta del legamento ma solo dei segni secondari della sua lesione ed eventuale degenerazione artrosica, qualora fosse già presente.
Un’adeguata diagnostica per immagini è fondamentale per permettere al medico veterinario di impostare un preciso planning operatorio, in modo da eseguire l’intervento chirurgico più adatto al caso clinico esaminato.
Qual’è la terapia per rottura del LCC?
La terapia d’elezione per questa patologia è la correzione chirurgica. La terapia medica non permette di risolvere il problema e seve essere presa in considerazione colo come coadiuvante della terapia chirurgica o nei pazienti che non possono sopportare un intervento chirurgico.
La correzione chirurgica può essere eseguita mediante tecniche diverse: TPLO (Tibial Plateau Leveling Osteotomy o Osteotomia Livellante il Piatto Tibiale) TTA (Tibial Tuberosity Advancement) Sutura extracapsulare Tighrope
La TPLO (Osteotomia Livellante del Piatto Tibiale) è la tecnica chirurgica attualmente più eseguita e garantisce il miglior risultato alla luce della più moderna letteratura scientifica.
Durante la chirurgia viene effettuato un taglio a semiluna della tibia che viene poi fatta ruotare posteriormente e quindi fissata nella nuova posizione con una placca dedicata e delle viti. La superficie articolare della tibia si trova quindi ad essere meno inclinata, quasi parallela al piano orizzontale (per questo si chiama livellante), in questo modo il legamento crociato perde la sua funzione di sostegno e non è più necessario a stabilizzare il ginocchio.
I vantaggi della TPLO rispetto ad altre procedure chirurgiche comprendono: la precisione geometrica, che permette di intervenire sul ginocchio senza conseguenze sul funzionamento della rotula, la rapidità della ripresa funzionale post operatoria, la sua versatilità e la ridotta frequenza, rispetto ad altre tecniche chirurgiche, di sviluppo di osteoartrosi nel lungo temine. Le complicanze chirurgiche possibili, sebbene rare, sono: infezione del sito chirurgico, frattura della tuberosità tibiale, tendinite del legamento tibio rotuleo, lesioni meniscali.